Il pomodoro è una pianta dalle origini antichissime (circa 7 milioni di anni fa). I ricercatori identificano come zona originaria di questa coltura il Perù, anche se ancora oggi non se ne ha la certezza.
Le prime testimonianze di utilizzo delle bacche di pomodoro risalgono al periodo di conquista dell’America Latina da parte di Cortés, in cui si scopre che la pianta del pomodoro veniva chiamata dagli abitanti del Messico tomatl o xitomatl. Per secoli venne accusata di essere una pianta nociva (visto che furono importate anche varietà selvatiche che potevano risultare tossiche) e ci vollero circa duecento anni prima che questo frutto entrasse nell’alimentazione dei popoli europei. Anche in Italia, le prime testimonianze parlano della pianta del pomodoro come una delle specie presenti solo negli orti botanici.
Alla metà del ‘700, al contrario del pensiero dei botanici, gli agricoltori italiani e spagnoli, intuendo le potenzialità di questa coltura e il possibile impiego alimentare, iniziarono a selezionare le varietà che meglio si adattavano alle esigenze della coltivazione. In quell’epoca la pianta del pomodoro era di taglia bassa e strisciava sul terreno, veniva coltivata insieme al mais, e la bacca era di colore giallo: da questa caratteristica deriva il nome “Pomo d’oro”, assegnata dal naturalista e medico Pier Andrea Mattioli.
Nell’Italia meridionale prende piede l’utilizzo del pomodoro. Ed è intorno ai primi dell’800, che la “conserva” entra nei ricettari delle famiglie nobili, grazie alle ricerche iniziate da Spallanzani e Appert sulla conservazione dei cibi nei contenitori per alimenti.
La storia dell’industria delle conserve inizia con Francesco Cirio nel 1856 quando apre la prima impresa che mette in scatola i piselli a Torino; quando morirà nel 1900 in Italia si contano più di cento fabbriche di conserve.
Ma è a Parma, dove la nostra associazione trova la culla naturale e ideale, che nasce la conserva di pomodoro, dando vita ad un prodotto che è stato capace di diffondersi e farsi apprezzare in tutto il mondo. Infatti, risale al 1888 la prima sperimentazione di produzione industriale di un derivato di pomodoro, grazie al Cav. Brandino Vignali che, a Basilicanova (Parma), produsse un “estratto di pomodoro” facendo essiccare al sole in grandi recipienti di rame il succo di pomodoro concentrato.
Da allora fino all’inizio della Grande Guerra, a Parma si contavano 60 aziende conserviere che producevano un milione e mezzo di quintali di pomodoro trasformato.
I nostri produttori sono quindi in possesso di una conoscenza secolare della coltivazione di questo prodotto, che permette al nostro Paese di essere tra i leader nel mondo.
Oggi questa pianta dalla storia millenaria, insieme alla patata, è la specie orticola più diffusa e coltivata in tutto il mondo (oltre a Italia e Spagna, è coltivata anche in Cina, Stati Uniti, Turchia e in diverse altre parti del mondo). Questo testimonia l’importanza che ha nella nostra dieta alimentare.
Fonte: “Il Pomodoro”, della collana “Coltura&Cultura”, sito web: https://www.colturaecultura.it/pomodoro